Monthly:Febbraio 2020

Francia - Port en Bessin

Ritorno a casa.

Tornare finalmente a casa. Non sempre è così.

Riflessioni in un caldo e pacifico un tramonto d'estate.

Alcuni lavori si svolgono vicinissimi a casa, altri prevedono un quotidiano tranquillo viaggio di andata e ritorno.

Altri invece impongono di uscire ogni giorno in mare.

Un posto di lavoro che può diventare uno dei più pericolosi al mondo per svolgere uno dei quei mestieri per i quali esci ma non hai mai la certezza di tornare a casa dalla tua famiglia.

Questi pensieri mi sono venuti in mente osservando le barche dei pescatori rientrare a Port-en-Bessin in una condizione meteo di assoluta (quasi irreale viste le latitudini) pace.

Quello è un mare che può diventare spaventoso e quando le reti sono fuori bisogna andare a tirarle a bordo.

Quella sera il mare era in pace. Come la dolcissima atmosfera di quel momento.

I colori del peschereccio, il contrasto tra la luce del tramonto e quella delle ombre, il riflessi sull’acqua e la casualità dello sbuffo sullo specchio di poppa dello scarico del motore, mi hanno donato questo scatto.

 

 

Geolocalizzazione: 49°20’57.84″ N 0°45’19.434″ W

Obiettivo: 210 mm. su 70-300 mm.

Tempo: 1/60

Diaframma: f/5,3

ISO: 100

Francia - Port en Bessin
Paesaggi - Italia - Lago Verde

Il lago verde. Un luogo incantato.

Un lago incantato, dove non stupirebbe vedere apparire cavalieri, principesse e creature mitologiche.

Un bellissimo spazio dove lasciar correre la fantasia.

A pochi chilometri da Torino, nella Vallée Étroite nel comune francese di Névanche esiste un luogo davvero meraviglioso.

La zona, fino alla fine della seconda guerra mondiale, era territorio italiano ma da allora è territorio francese, anche se il percorso di accesso parte subito dopo il Melezet, frazione di Bardonecchia (TO):

Il nome è indicativo della zona, infatti la valle inizia con una strettoia e poi nel suo sviluppo, si apre a paesaggi ampi e caratterizzati da una ricca vegetazione. La sua particolarità è anche la grande varietà di pendenze, di forma del fondovalle, di flora, del corso del piccolo torrente che l’attraversa. Di conseguenza sia in estate che in inverno, il flusso di turisti in certi giorni può diventare davvero importante.

Sia in estate che in inverno si possono raggiungere due rifugi dove abbandonarsi a lauti pranzi o cene.

Subito dopo i rifugi due diversi e comunque facili percorsi (uno più diretto e l’altro costituito da una strada sterrata), risalgono la valle dentro meravigliose pinete. Ad un certo punto, dopo una deviazione, le due tracce si uniscono in un sentiero ripido quanto breve. Al culmine di questo tratto appare, inaspettata, una piccola conca piuttosto scoscesa, che ospita il meraviglioso Lago Verde che si intravvede tra i rami nella parte bassa del bosco.

Il paesaggio è magico e se si ha la fortuna di arrivarci quando non ci sono troppi turisti, la fantasia corre immediatamente alle favole che raccontano di cavalieri, dame e luoghi incantati.

Questo piccolo specchio è sempre di una trasparenza assoluta tanto che le numerose trote che vi nuotano sembrano sospese nell’aria. Inoltre è caratterizzato dai tronchi di molti alberi che vi sono crollati dentro, ma, soprattutto, dall’incredibile tonalità verde che lo contraddistingue e che gli da il nome. Il colore è dovuto alla presenza di una specifica alga, che gli dona sfumature davvero uniche e incredibili.

La dominante verde è così forte che in determinati momenti della giornata i riflessi dell’acqua sulle sponde del lago cambiano addirittura la tonalità della luce dell’immediato sottobosco che un lungo tempo di scatto mi ha permesso in parte di evidenziare.

Fantasia e realtà si fondono per una gita alla portata di chiunque in un luogo imperdibile a poca distanza dal centro di Torino.

 

 

Geolocalizzazione: 45°4’46.8407″ N 6°36’54.7757″ E

Obiettivo: 38 mm. su 24-120 mm.

Tempo: 46″

Diaframma: f/11

ISO: 100

Paesaggi - Italia - Lago Verde
Paesaggi - Francia - Carteret

Caldo. Tanto caldo.

In un tardo pomeriggio, i raggi del sole caldissimo giocano con la sommità del faro.

In pochi metri quanta differenza.

Mi affascina il modo in cui zone con diverse temperature dell’aria riescano a modellare e addirittura distorcere la luce con effetti molto diversi.

Nella quiete di un pomeriggio estivo ho ammirato l’incredibile spettacolo della luce che riflettendosi sul caldo pavimento in pietra della passerella della torre del faro di Carteret in Normandia, distorceva in modo chiarissimo la percezione delle barre del mancorrente di protezione della stessa.

Incredibilmente, pochi metri più in alto, la cupola del faro appariva perfettamente nitida, forse grazie a un anelito di brezza.

L’obiettivo alla massima apertura, ha permesso di ridurre al minimo la profondità di campo nel tentativo di “estrarre” questo particolare curioso mentre il controluce ha eliminato le poche possibili distrazioni da questo strano soggetto.

La percezione di pace e di serenità di quel caldo pomeriggio mi pare ancora percepibile e piacevole insieme alla sensazione di estate.

 

 

Geolocalizzazione: 49°22’25.488″ N 1°48’22.943″ W

Obiettivo: 116 mm. su 70-300 mm.

Tempo: 1/200

Diaframma: f/4,5

ISO: 100

Paesaggi - Francia - Carteret
Da qualche parte - Italia - Vanontey

Caldo e freddo. Dentro e fuori.

Programmazione e pazienza dovrebbero essere tra le principali caratteristiche di un fotografo naturalista.

Ma qualsiasi regola vive anche di fortunate eccezioni.

La possibilità di un buono scatto è quasi sempre legata a un buon lavoro di programmazione e di pianificazione. Ma non sempre bastano.

La scelta del luogo (dopo una prima uscita di scoperta), la scelta dell’ora o del periodo con le opportune preziose app, la scelta della composizione e ultimo ma non ultimo, la scelta dei parametri di scatto in talune tipologia di fotografia sono fondamentali.

Ma per gli apprendisti stregoni come me, in tantissime occasioni il caso è un frutto dolcissimo da cogliere al volo quando si presenta.

Peraltro per puro caso, ho scoperto che dopo una giornata di scatti mi piace moltissimo rientrare verso la macchina quando ormai è buio. Il bosco assume colori e rumori inimmaginabili e la fantasia corre verso pensieri propri di un’età ormai molto lontana.

Al buio però le occasioni di scatto sono drasticamente ridotte rispetto al giorno. Ma… mai dire mai.

Lo scorso dicembre a fine giornata, stavo godendomi il rumore dei miei passi nella neve del fondovalle in totale solitudine negli ultimissimi momenti dell’ora blu, quando dopo una svolta mi sono trovato davanti a questo scorcio. Avevo ormai molto freddo, ma ho nuovamente montato la macchina foto sul cavalletto e mentre preparavo lo scatto pensavo al contrasto tra il gelo della notte e il calore delle case dall’altra parte della strada. La luce, come sempre, dettava le sue folli e affascianti regole del gioco.

Magia di una borgata di montagna in una notte invernale.

 

 

Geolocalizzazione: 45°34’40.897″ N 7°20’3.163″ E

Obiettivo: 24 mm. su 24-120 mm.

Tempo: 30″

Diaframma: f/8

ISO: 200

Da qualche parte - Italia - Vanontey
Da qualche parte - Francia - Saint Mâlo

Un momento di pausa? Magari.

Capita che, impegnati negli scatti, si perda il senso del tempo. E con esso la possibilità di cenare.

Ma ne vale comunque la pena.

Quando ci si trova in un luogo bellissimo le ore volano in mille cose da fare, luoghi da esplorare, fotografie da scattare.

Poi la luce inizia a scemare avvicinandosi lentamente verso il tramonto e allora pensi, “bene è ora di una pausa ristoratrice”.

Girando per i vicoli meravigliosi e potenti di una città di ex bucanieri, può accadere di rimanere colpiti dal piccolissimo negozio di un venditore di crêpes.

La luce ambientale si sta decisamente raffreddando avvicinandosi all’ora blu e il contrasto di quella calda degli interni delle crêperie insieme alla frutta esposta diventa un invito davvero irresistibile per un’ultima foto.

É poi è deciso: “mi mangio una crêpe, me la sono meritata”.

Ma ti accorgi che al bancone, stranamente, non c’è nessuno. Anzi non c’è nessuno neanche per la strada.

Ed è del tutto normale, sono le 21,28 è ora di cena. Il servizio semplicemente riprenderà tra un paio di ore, quando i primi turisti riprenderanno a passeggiare per le vie del centro. Che delusione.

Di nuovo fregato da questi meravigliosi lunghissimi tramonti ai quali non sono ancora abituato.

É ora di cercare una brasserie se non voglio digiunare.

 

 

Geolocalizzazione: 48°38’56.674″ N 2°1’21.944″ W

Obiettivo: 80 mm. su 70-300 mm.

Tempo: 1/200

Diaframma: f/4,5

ISO: 400

Da qualche parte - Francia - Saint Mâlo
Città - Francia - Étretat

Étretat le case si specchiano davanti all’Atlantico.

L'architettura del '900 si specchia nell'oceano Atlantico.

La luce calda di fine giornata.

Étretat è una località balneare famosa nel nord della Normandia, caratterizzata da strade pulite e ordinate e da un’affascinante un’architettura.

Nacque come piccolo villaggio di pescatori, ma si sviluppo come importante centro turistico.

Nelle sue strade hanno passeggiato artisti famosi, del calibro di Claude Monet che ha ritratto le sue meravigliose scogliere.

Il turismo qui è assai tranquillo ed è stato per me bellissimo ammirare le case del lungomare che si riflettevano nelle onde del mare verso il tramonto ormai prossimo.

 

 

Geolocalizzazione: 49°42’29.7896″ N 0°12’5.8108″ E

Obiettivo: 185 mm. su 70-300 mm.

Tempo: 1/800

Diaframma: f/7,1

ISO: 100

Città - Francia - Étretat
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