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Bianco e nero - Danimarca - Copenaghen - Stazione metropolitana

Bellezza e armonia

La bellezza e l'armonia.

Si manifestano, in alcuni paesi, con costanza e rispetto della tradizione

Più conosco la Danimarca e i suoi abitanti e più me ne innamoro. In particolare della loro grande attenzione a certi aspetti della vita.

Uno di questi è la premura costante e diffusa alla bellezza in questo splendido paese che si riflette in una profonda armonia di forme, colori e anche nell’uso estremamente attento delle luci.

Peraltro questa non è che una sfaccettatura del concetto danese dello hygge, tanto articolato quanto piacevole da vivere e affascinante da osservare. Pur, ahimè, con lo sguardo di chi non ci vive (ancora).

Girando per la Danimarca – con un minimo di attenzione – appare subito evidente l’attenzione all’armonia che viene costantemente esercitata dal suo popolo.

Che si tratti di strade, edifici, parchi, oggetti quotidiani, interno delle abitazioni la sensazione non cambia: si percepisce costantemente il desiderio di creare intorno a sé il “bello”.

Lo stile, estremamente sobrio e lineare tanto nelle forme quanto nei colori, è assolutamente piacevole e trasmette sempre sensazioni di calore e di piacevolezza.

Anche edifici che hanno una destinazione d’uso tipicamente di servizio, hanno queste caratteristiche.

Girovagando per Copenaghen, sono capitato in questa stazione della metropolitana che ho trovato bellissima proprio per i motivi che ho esposto prima.

E ho deciso di condividerla con voi sperando di trasmettervi le stesse emozioni.

 

 

Geolocalizzazione: 55°40’49.5014″ N 12°35’9.7736″ E

Obiettivo: 24 mm. su 24-105 mm Tempo: 1/60

Diaframma: f/8

ISO: 6.400

Bianco e nero - Danimarca - Copenaghen - Stazione metropolitana
Bianco e nero - Francia - Moncenisio - Borgo di Gran Croce

L’oblio distrugge luoghi che un tempo erano vivi

Con quale velocità un borgo secolare può morire?

Il tempo corre veloce dove l'uomo abbandona un luogo

Salendo dalla Valle di Susa verso il colle del Moncenisio, appare all’improvviso la grande diga. Imponente e curiosa in quanto costruita non in cemento, ma bensì con delle pietre.

Sotto, piccolissimo e in gran parte crollato, si perde alla vista il borgo di Gran Croce che invece merita una sosta.

Sulla via che dall’Italia conduce in Francia passando per colle del Moncenisio, per molti secoli è esistito il piccolissimo borgo di Gran Croce. Era sostanzialmente un punto di ristoro e riposo per i viandanti in attesa delle ultime curve della salita come anche per coloro che (si legge in uno scritto del 1605!) si rifocillavano e bevevano abbondante vino nell’osteria prima di affrontare la discesa che, con cavalli e carrozze, doveva fare davvero paura.

É stato da sempre territorio italiano, ma nel 1947 diventò parte dei territori ceduti alla Francia come rimborso per i danni della seconda guerra mondiale. Per diversi anni fu sede della dogana francese che successivamente venne spostata. Poi, intorno al 1960, fu edificata la grande diga che di fatto ne determinò la fine e si racconta che l’ultimo abitante l’abbia abbandonato nel 1986.

Ora rimane, intatta e mantenuta, solo la chiesetta della Madonna delle Nevi, mentre tutte le altre case sono crollate o comunque pericolanti e da anni si dice che i Francesi vogliano abbatterle del tutto. Se si ha la possibilità, vale comunque la pena di fermarsi e visitarlo. É estremamente affascinate vedere come fossero costruite le case di molti secoli fa. L’importante è fare molta attenzione ad addentrarsi in mezzo o dentro ai ruderi in quanto pericolanti.

A me ha fatto particolarmente impressione pensare come un borgo molto piccolo, nato molti secoli fa che ha fornito riposo e ristoro a moltissimi viandanti, sia in pochi decenni definitivamente scomparso.

Visitandolo, ho immaginato come sarebbe stato bello poter ascoltare i racconti di cosa hanno visto e sentito quelle mura nel tempo.

 

 

Geolocalizzazione: 45°13’11.346″ N 6°57’18.03″ E

Obiettivo: 12 mm. su 12-24 mm Tempo: 1/250

Diaframma: f/11

ISO: 200

Bianco e nero - Francia - Moncenisio - Borgo di Gran Croce
Bianco e nero - Francia - Quimper - Pasticceria

Non sempre si può fotografare ciò che vorremmo, ma…

Ok, è deciso: oggi vado a fotografare la meravigliosa Quimper in Bretagna! O forse no...

Mai dimenticarsi di programmare un'uscita fotografica!

Bretagna estate 2021, ho già visitato molto, ma voglio ancora andare a vedere e fotografare la meravigliosa cittadina di Quimper.

Purtroppo dimentico di porre attenzione a due fattori che renderanno l’uscita fotografica praticamente inutile: i turisti e il maltempo.

Alla fine riesco a fare uno scatto che comunque placherà rabbia e delusione.

Lo so, accidenti, lo so: quando si esce per fotografare un minimo di programmazione è assolutamente imprescindibile pena cocenti delusioni. Quante volte me lo sono ripetuto!

Ma dopo alcuni giorni favorito dal fatto di aver visitato luoghi sul mare battuti dal vento, in orari non ancora praticati dai turisti e aver avuto sostanzialmente sempre bel tempo, mi lancio nell’ultimo punto del mio programma di viaggio dimenticando due aspetti assolutamente fondamentali che mi rovineranno irrimediabilmente la giornata. Eccoli.

1) Dopo aver parcheggiato mi infilo felice nella prima stradina del centro storico e mi fermo inorridito. Posso vedere solo teste! Tante, tantissime teste di turisti che insieme ai corpi ai quali sono attaccate impediscono di fatto di vedere (e fotografare) qualsiasi cosa al di sotto dei due metri circa. Vie, negozi, abitazioni a graticcio, angoli meravigliosi semplicemente non si possono vedere. Provo a fotografare qualcuno dei meravigliosi palazzi, ma non ottengo altro che un trionfo di linee cadenti ovviamente senza l’appoggio alla strada. Rinuncio! Ho dimenticato che questo è il periodo delle vacanze (soprattutto) dei francesi e mi monta una profonda rabbia.

2) Dopo una settimana graziato dal meteo della Bretagna e proprio all’ultimo giorno di viaggio, lui decide di ricordarmi le sue caratteristiche e inizia un furioso temporale che non smetterà a breve.

Poco prima del diluvio alzo gli occhi e vedo questa meravigliosa insegna di una (altrettanto) meravigliosa pasticceria che sarei stato ore a fotografare, indeciso tra la bellezza degli arredi e quella dei prodotti in vetrina.

Ok, ho capito. Quimper ci vedremo la prossima volta nel mese di giugno al più tardi, dopo un’attenta verifica del meteo e infine senza lasciarti come ultima tappa del viaggio.

In macchina, con il tergicristallo al massimo, fantasticherò subito su quando poterci tornare.

 

 

Geolocalizzazione: 47°59’46.9773″ N 4°5’56.0537″ W

Obiettivo: 35 mm. su 24-105 mm Tempo: 1/125

Diaframma: f/6,7

ISO: 200

Bianco e nero - Francia - Quimper - Pasticceria

Aspettando gli studenti.

Le luci dure di un mezzogiorno estivo non sempre sono un problema per il fotografo.

A volte giocano con la prospettiva.

Un giorno d’estate aggirandomi nel cortile della splendida Università di Pavia in cerca di una composizione.

Ma è difficile perché, come sanno tutti i fotografi, la luce delle ore centrali è una delle peggiori.

Quasi sempre…

Contrasti estremi, ombre e luci dure e nette, perdita di dettaglio, contrasto elevatissimo sono alcuni dei principali problemi da affrontare cercando di ottenere un buono scatto in queste condizioni assai complesse.

Quasi tutti i fotografi anelano albe o tramonti lunghissimi per sfruttare in pieno le splendide e soffuse tonalità che intorno ai quei momenti splendono nel cielo.

A volte però può capitare che la luce dura giochi con la prospettiva e, con il contributo del diaframma tutto aperto, possa nascere uno scatto che rende perfettamente l’atmosfera di calma e pace assolute che regnavano in quel momento.

Le biciclette attendevano in silenzio il ritorno degli studenti pronte ad accompagnarli in giro per la splendida Pavia.

 

 

Geolocalizzazione: 45°11’10.5297″ N 9°9’21.7831″ E

Obiettivo: 82 mm. su 24-105 mm Tempo: 1/250

Diaframma: f/4

ISO: 100

Bianco e nero - Francia - Ouessant - Panorama

Terra e mare. Sposi per sempre.

Terra e mare. Un matrimonio infinito nel quale dolcezza e rabbia si confrontano con forza.

Senza parole davanti a tanta armonia.

Tutti i matrimoni sono caratterizzati da alti e bassi, da momenti di rabbia estrema e dolcezza infinita.

Ma solo quello tra la terra e il mare dura per sempre e ci permette di ammirarne la più profonda, meravigliosa, intimità.

Ci sono posti del mondo noti per le loro peculiarità, alcuni dei quali li rendono iconici e riconoscibilissimi da chiunque nell’infinità che di immagini che ci sommergono in rete.

Le isole della Bretagna, sono note per le terribili tempeste che dal Nord Atlantico le colpiscono con la forza delle loro onde e la violenza dei loro venti.

Per questo motivo, ad esempio, a Ouessant non crescono praticamente alberi ad alto fusto.

Quando ci sono andato, confidavo ahimè non in una di quelle meravigliose tempeste che avvengono solitamente nella stagione fredda, ma almeno in una piccola mareggiata. Un assaggio di tanta potenza mi sarebbe bastato.

E invece ho incontrato mare assolutamente calmo, quasi “mediterraneo”.

Delusione? No, assolutamente no,

Girovagando per l’isola ho trovato i due amanti stretti nel più dolce dei rapporti.

E io, senza parole, sono rimasto a guardarli per un intero pomeriggio.

 

 

Unione di 21 scatti in HDR

Geolocalizzazione: 48°27’26.384″ N 5°5’47.0552″ W

Obiettivo: 52 mm. su 24-105 mm Tempo: 1/250

Diaframma: f/13

ISO: 100

Bianco e nero - Francia - Ouessant - Panorama
Bianco e nero - Italia - Torino tra tristezza e malinconia

Torino, meravigliosa anche con il guore gonfio di dolore.

Passeggiare nella propria amatissima città con la scusa di scattare qualche foto, ma con la mente altrove.

Poi il caso ti regala uno scatto che amerai.

Dicono che non sia sempre domenica. A volte però succede che la vita imponga svolte dopo le quali, oggettivamente, le domeniche non si riescono più neanche a immaginare. Troppi e troppo grandi i cambiamenti.

Quando apri le mani e le guardi, vedi solo più settimane di sei giorni e capisci che il lavoro, anche se ricco di soddisfazioni professionali e di rapporti personali, non può riempire tutti gli spazi improvvisamente vuoti.

Capita allora che prendi macchina foto, la tua solitudine infinita e la malinconia e, per non pensare troppo, te ne vai in giro per la tua bellissima amatissima città inseguendo l’utopia di stordirti e di non ricordare.

Poi a casa guardando il lavoro fatto ti accorgi di uno scatto in particolare e ti rendi conto di quanto sia incredibilmente bella Torino.

E ti sembra che tutto in quella foto, esprima ciò che non hai più nella tua vita, ma soprattutto nel cuore.

Tutto qua.

 

 

Geolocalizzazione: 45°3’50.3529″ N 7°40’43.9587″ E

Obiettivo: 120 mm. su 24-120 mm.

Tempo: 1/1250″

Diaframma: f/4

ISO: 100

Bianco e nero - Francia - Due bordi al tramonto

Veleggiare incontro al tramonto.

Veleggiare controvento nella calda luce di un tramonto estivo.

Relax in compagnia di amici prima che scenda la notte.

Per chi abita in una città di mare e ha la fortuna di possedere una barca a vela, due bordi prima del tramonto sono un privilegio unico.

In Paesi con una cultura del mare diversamente sviluppata dal nostro – insegnata fin da piccoli – è anche una consuetudine quasi quotidiana.

In estate, finita una giornata di lavoro, è assolutamente normale uscire a navigare incontro alla luce del sole calda, dolcissima e avvolgente del tramonto.

La pace, i mille profumi portati dal vento, il rumore delle vele o dello sciabordio delle onde sulle murate, qualche parola con gli amici e il piacere intimo e profondo di navigare senza fretta con la tecnica più antica del mondo.

Uno spettacolo che il fotografo a riva non può che immaginare. E quindi, inevitabilmente, cercare di raccontare.

 

 

Geolocalizzazione: 48°38’57.4861″ N 2°1’32.4127″ W

Obiettivo: 300 mm. su 70-300 mm.

Tempo: 1/640

Diaframma: f/11

ISO: 100

Bianco e nero - Italia - Riflessi nell'acqua di un torrente

Il fascino dei riflessi in un piccolo ruscello.

La bellezza a volta ci sfiora nelle cose più piccole.

Come un minuscolo rivolo di acqua baciato dal sole.

In un tempo di emozioni forti siamo abituati a immagini che rappresentano la dimensione più maestosa o la potenza della natura in tutte le sue forme.

Eppure, a volte, la sua bellezza ci sfiora e non la cogliamo solo perché si presenta in una veste minimale. In questi casi il piacere non è nella forza di ciò che osserviamo, ma nell’incredibile armonia che le sue forme assumono.

Può accadere di trascorrere una giornata con gli amici ammirando cime imponenti e maestose, percependo al loro cospetto quanto l’essere umano sia minuscolo. Poi al ritorno chiacchierando in allegria, compare inaspettato dietro una curva un minuscolo ruscello colpito dagli ultimi raggi di sole del giorno.

Lo stupore per questi spettacoli che possono essere eterni o durare quanto un piccolo ruscello di fine estate riempie il cuore come un dono inaspettato.

Sono, sempre e comunque, un dono del Creatore per chi ha la fortuna di goderne anche solo per un attimo mentre cammina in una giornata di fine estate lungo un sentiero di montagna.

In quel momento occhi e cuore si riempiono di una meraviglia che non ci sarà mai denaro che possa comprare.

Fortunatamente.

 

 

Geolocalizzazione: 45°4’35.998″ N 6°36’45.768″ E

Obiettivo: 65 mm. su 24-120 mm.

Tempo: 1/250

Diaframma: f/7,1

ISO: 200

Bianco e nero - Italia - Riflessi nell'acqua di un torrente
Bianco e nero - Francia - Port en Bessin - Les coquilles Saint-Jacques

Madre Natura, più forte dei danni dell’uomo.

L'uomo a volte manca del minimo rispetto a Madre Natura. Ma Lei riesce a creare bellezza da tanto danno.

Ordine perfetto da tanto disordine.

C’è una cosa molto difficile per il moderno fotografo digitale: ottenere belle foto in bianco e nero che non siano solo conversioni di scatti a colori brutti o banali.

Siamo abituati e storditi dagli scatti dai colori pompatissimi fatti con i cellulari o le varie action cam. Il bianco e nero invece, richiede il difficilissimo esercizio di non “vedere” il soggetto a colori prima di scattare, ma di immaginarlo direttamente in bianco e nero.

E per avere un bello scatto di questa tipologia occorre ricercare (almeno) due caratteristiche fondamentali: contrasto e trama ricca di dettagli.

Abbastanza facile a dirsi, difficilissimo da fare tant’è che diversi grandi professionisti ammettono con onestà che faticano a scattare in questa modalità in modo regolare.

Qualche estate fa sono capitato per caso nella cittadina francese di Port en Bessin, dove sono alle prese con un grosso problema conseguenza di un folle comportamento umano. Questa città è rinomata per la pesca delle capesante che là chiamano Coquille Saint Jacques e che i media francesi quantificano in decine di (!) tonnellate all’anno. Malauguratamente i locali hanno la pessima abitudine di non smaltire correttamente i gusci vuoti delle conchiglie perché costa troppo, ma di gettarli semplicemente sulla spiaggia.

Il “problemino” è che sono ormai in tale quantità da coprire la sabbia con uno spessore che in alcuni punti è di gran lunga superiore al metro.

In questa dissennatezza, Madre Natura è intervenuta con la mano del più folle ma anche meticoloso degli artisti. Infatti i gusci sono stati ordinati a milioni dalla marea uno a fianco dell’altro, tutti perfettamente in verticale, creando uno spettacolo meraviglioso e incredibile.

Camminando su questo tappeto magico, incantato da quanto i miei occhi faticavano a credere, ho abbassato lo sguardo verso i miei piedi.

E in quel momento tutte le possibili luci rosse e i campanelli di allarme insieme al dna di mio padre hanno iniziato a suonare all’unisono gridandomi: “bianco e nero!”.

É nata così questa pazza foto; non so se sia una buona foto, ma a me – pensata in bianco e nero – è piaciuta e ho pensato di pubblicarla.

 

 

Geolocalizzazione: 49°20’58.037″ N 0°45’15.156″ W

Obiettivo: 19 mm. su 12-24 mm.

Tempo: 1/60

Diaframma: f/5,6

ISO: 100

Bianco e nero - Francia - Saint Mâlo

Saint Mâlo – La spiaggia di Sillon

Passeggiare al sole di un pomeriggio estivo dove a volte si scatena l'inferno è impressionante.

La magia della meravigliosa Plage du Sillon a Saint - Malo

Saint Mâlo è famosissima per tanti ottimi motivi, ma io ci sono andato per uno in particolare. Vedere il luogo esatto dove si abbattono le sue terribili tempeste e dove questa incredibile città le sconfigge “a muso duro”.

Davanti alla città infatti si estende la lunga Plage du Sillon che è cinta (nel senso più letterale) da una strada che in diversi giorni dell’anno subisce un piccolo problema. Da Nord arrivano e volte si sommano due forze spaventose: le famose e terribili tempeste del Nord Atlantico e le altrettanto terribili maree; la loro unione crea onde gigantesche e queste giungono e si abbattono, a volte anche in estate, con tutta la loro potenza proprio sul limite esterno della strada. Il problema è che sul lato opposto, a non più di cinque metri, c’è il fronte delle case che si affacciano sul mare.

Questa potenza devastante viene da secoli combattuta dall’ingegno dell’uomo e sono state adottate sostanzialmente due difese: 1) sono stati piantati migliaia di enormi pali di legno che spezzano l’onda 2) alla base del muro che poggia sulla spiaggia e che sostiene la strada è stata conferita una una forma arrotondata che devia (parzialmente) la direzione del moto dello onde che da orizzontale diventa verticale.

La situazione rimane comunque in quelle condizioni talmente pericolosa che sia la via del lungomare che anche quelle trasversali vengono chiuse al traffico. Vi invito comunque a una significativa ricerca su YouTube per capire meglio questo spettacolo della natura e della reazione dell’uomo.

Due sono stati i due motivi principali che, da amante delle tempeste e della natura, mi hanno quindi portato a visitare Saint Mâlo: la speranza di vedere uno di quegli eventi dal vivo e comunque comprendere meglio come sia stata organizzata la città per questo aspetto. Speravo – tanto – e mi aspettavo di vedere o almeno percepire “azione” come quando ad esempio si visita un capo roccioso in mezzo al mare.

E invece ho avuto il dono di trovare esattamente l’opposto: pace ed serenità assolute.

La spiaggia, liberata dalla marea era larghissima, con alcuni tavolini da picnic assaliti – con violenza – dai numerosissimi gabbiani, persone di tutte le età che passeggiavano con i piedi sulla battigia.

E nuovamente la luce dolcissima e caldissima che accarezzava la sabbia bagnata, la strada con la fila di case con le elegantissime facciate e i tetti scuri che si riflettevano nell’acqua trattenuta dalla sabbia. La conversione in bianco e nero mi è parsa la logica conseguenza.

Un attimo magico sospeso nel tempo, lontano, tanto lontano dal turismo becero e rumoroso.

Per mia fortuna.

 

 

Geolocalizzazione: 48°39’9.583″ N 2°1’19.708″ W

Obiettivo: 145 mm. su 70-300 mm.

Tempo: 1/800

Diaframma: f/9

ISO: 100

Il tasto destro del mouse è disabilitato.