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Il fascino antico di un'architettura classica.
L'eleganza di un tempo che fu.
Menton, la prima cittadina francese dopo il confine arrivando dalla Liguria ha da sempre un legame molto forte con l’Italia in particolare con i molti Piemontesi che vi hanno comprato casa.
In particolare era famosa negli anni ’80 e ’90 tra i diportisti italiani a causa della carenza di posti barca in quanto dispone di due porti turistici, quello moderno di Garavan e quello adagiato nella città vecchia.
Quest’ultimo in particolare si sviluppa e a ponente della lunga baia che dal confine si sviluppa per alcuni chilometri e mantiene inalterato il fascino dei fabbricati storici che con le piccole vie tipiche dell’architettura ligure, caratterizza il centro storico.
In particolare il faro di ingresso del lato sinistro del porto risente dell’architettura classica e piacevole di questa cittadina ed è stato edificato con la tecnica tipica del primo ‘900, e mi ha incuriosito al tramonto di una splendida giornata invernale.
Geolocalizzazione: 43°46’32.952″ N 7°30’24.083″ E
Obiettivo: 95 mm. su 18-140 mm.
Tempo: 1/40
Diaframma: f/22
ISO: 100

Passeggiare nella propria amatissima città con la scusa di scattare qualche foto, ma con la mente altrove.
Poi il caso ti regala uno scatto che amerai.
Dicono che non sia sempre domenica. A volte però succede che la vita imponga svolte dopo le quali, oggettivamente, le domeniche non si riescono più neanche a immaginare. Troppi e troppo grandi i cambiamenti.
Quando apri le mani e le guardi, vedi solo più settimane di sei giorni e capisci che il lavoro, anche se ricco di soddisfazioni professionali e di rapporti personali, non può riempire tutti gli spazi improvvisamente vuoti.
Capita allora che prendi macchina foto, la tua solitudine infinita e la malinconia e, per non pensare troppo, te ne vai in giro per la tua bellissima amatissima città inseguendo l’utopia di stordirti e di non ricordare.
Poi a casa guardando il lavoro fatto ti accorgi di uno scatto in particolare e ti rendi conto di quanto sia incredibilmente bella Torino.
E ti sembra che tutto in quella foto, esprima ciò che non hai più nella tua vita, ma soprattutto nel cuore.
Tutto qua.
Geolocalizzazione: 45°3’50.3529″ N 7°40’43.9587″ E
Obiettivo: 120 mm. su 24-120 mm.
Tempo: 1/1250″
Diaframma: f/4
ISO: 100

L'architettura del '900 si specchia nell'oceano Atlantico.
La luce calda di fine giornata.
Étretat è una località balneare famosa nel nord della Normandia, caratterizzata da strade pulite e ordinate e da un’affascinante un’architettura.
Nacque come piccolo villaggio di pescatori, ma si sviluppo come importante centro turistico.
Nelle sue strade hanno passeggiato artisti famosi, del calibro di Claude Monet che ha ritratto le sue meravigliose scogliere.
Il turismo qui è assai tranquillo ed è stato per me bellissimo ammirare le case del lungomare che si riflettevano nelle onde del mare verso il tramonto ormai prossimo.
Geolocalizzazione: 49°42’29.7896″ N 0°12’5.8108″ E
Obiettivo: 185 mm. su 70-300 mm.
Tempo: 1/800
Diaframma: f/7,1
ISO: 100

Prendere in mano, testare, comprendere le caratteristiche della propria attrezzatura fotografica
Il gioco più bello per un appassionato di fotografia
Ammettiamolo: qualsiasi fotografo / fotografa ama alla follia la sua attrezzatura.
Ore e ore spese online per cercare di carpirne i segreti, i test delle riviste specializzate, i pareri positivi o negativi scritti da altri.
Pareri che in molti casi, se letti con attenzione, fanno emergere il serio dubbio che l’autore abbia mai avuto in mano l’oggetto di cui scrive (ma questa è una delle caratteristiche tipiche della rete).
La macchina o gli obiettivi diventano una parte intima di chi li acquista. Una parte quasi sempre amata al limite dell’idolatria, a volte odiata quando non si riesce a sfruttarne le potenzialità. L’emozione di prendere per la prima volta in mano una lente – nuova o usata che sia – è fortissima e la fantasia vola verso quella foto che “avrei sicuramente potuto fare se avessi avuto quest’ottica!”. Peccato che “Sicuramente” sia morto ormai da tempo e che la realtà sia molto diversa.
Infatti, ai primi scatti, ci sono ottime possibilità di atterrare in un bagno di sana realtà con la stessa delicatezza di un sasso in una pozza di fango quando si comprende che l’obiettivo “magico” da solo non fa miracoli. Quello è il momento in cui inizia il cammino per conoscerlo e imparare a sfruttarlo per ottenere la foto di cui sopra.
Io amo in particolare due tipi di lenti che hanno caratteristiche e usi diametralmente opposti. Grandangoli e teleobiettivi. Più sono spinti verso gli estremi (almeno rispetto ai miei budget di fotografo non professionale) e più mi affascinano.
Durante l’estate di alcuni anni fa, nella meravigliosa cittadina normanna di Honfleur ho tentato questo scatto per il quale – umilmente – ho cercato di sfruttare le due caratteristiche principali di un grandangolo spinto: forte distorsione prospettica e grande profondità (sia di campo che percettiva) grazie alla dilatazione dei piani del soggetto.
I colori di questa terra benedetta, la sua luce incredibile insieme all’attrezzatura sembra abbiano scelto di collaborare e abbiano ottenuto insieme un risultato che mi pare accettabile. Bontà loro e grazie a tutti.
Io mi sono divertito tantissimo e dopo lo scatto mi sono sentito come un bimbo con in mano la scatola di soldatini nuovi.
Geolocalizzazione: 49°25’12.708″ N 0°13’56.399″ E
Obiettivo: 12 mm. su 12-24 mm.
Tempo: 1/200
Diaframma: f/9
ISO: 100
