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Una notte di fine estate. L'allineamento quasi perfetto della Via Lattea con la vetta del Monviso
Un'emozione incredibile in assoluta solitudine.
Il Monviso è noto per essere una montagna sempre coperta da un cappello di nuvole.
Questa volta mi ha fatto il dono incredibile di un giorno e una notte completamente sereni.
E i brividi sono saliti nell’anima.
Una finestra di bel tempo di un giorno e, forse, di una notte promettono molto bene per tentare qualche scatto alla Via Lattea.
Già, ma dove andare? Il tempo è davvero poco e il rischio di cambiamenti rapidi può essere forte vanificando completamente le mie intenzioni. Giusto per farmi male alzando la possibilità di errore, mi viene in mente di andare sotto al Monviso.
Ho controllato con l’apposita app (magica) e stanotte il centro della Via Lattea dovrebbe presentarsi quasi esattamente sopra la vetta della montagna. Allora la decisione è presa: si va lassù!
Partenza al mattino, con alcuni scatti dedicati a una piccola cascata e poi il pomeriggio passato a cercare una composizione accettabile per la notte rispetto alla mia attrezzatura. Poi finalmente a fine giornata, trovo il punto che mi sembra interessante sulla strada che corre verso il Pian del Re quasi nella parte più alta.
Dopo la cena torno su e l’emozione inizia a salire. Monto il cavalletto, il temporizzatore, faccio la scelta dei parametri di scatto e inizio ad aspettare, ci vorrà più di un’ora prima che l’allineamento indicato dall’app sia al massimo.
Il tempo passa vestito come se dovessi andare a sciare, il parka più pesante, cappello e mani ben in tasca per riparami dall’inevitabile vento freddo. Ma con il tempo cresce l’emozione incredibile e indescrivibile dello spettacolo che sta nascendo davanti ai miei occhi.
Gli ultimi turisti se ne sono ormai andati e sono assolutamente solo, in un posto meraviglioso. Finalmente inizia a comparire la Via Lattea davanti a miei occhi. É bella, bella, bella e diventa sempre più luminosa.
É tutto talmente incredibile che decido di spegnere anche la luce frontale rossa che uso quando scatto al buio, non posso disturbare quella magia fantastica.
E, a un certo punto, mi accorgo che sto pregando per ringraziare di tanta bellezza.
Non so se la foto Vi piacerà, ma le emozioni nello scattarla e poi nella post produzione, sono state talmente forti che mi piacerebbe poterle regalare.
Geolocalizzazione: 44°46’12.306″ N 7°5’51.09″ E
Obiettivo: 14 mm. su 12-124 mm Tempo: 40″
Diaframma: f/4
ISO: 3.200

Con la fine dell'inverno inizia lo spettacolo di mille piccoli torrenti.
Acqua, roccia, neve e ghiaccio ancora abbracciati.
L’approssimarsi della fine della stagione fredda è un momento particolare per un paesaggista.
Infatti i contrasti tipici dei terreni innevati lasciano spazio a prati ricoperti dell’erba dell’anno precedente pressata dal carico della neve e caratterizzata da un colore davvero poco entusiasmante.
I fiori, con le loro forme e i loro colori meravigliosi, sono purtroppo ancora completamente assenti.
Anche gli alberi non si sono ancora risvegliati e appaiono tristemente spogli senza le foglie della primavera ormai prossima.
Non è quindi propriamente il momento che invita a preparare lo zaino con la macchina fotografica e tutti gli accessori per andare in montagna a tentare qualche scatto.
Tuttavia questa è anche la stagione in cui riprendono improvvisamente vita e si rafforzano torrenti di tutte le specie e dimensioni. Affascinanti e rumorosi nella loro potenza.
Diventa quindi una buona occasione per fare i primi tentativi di utilizzo dei filtri ND e successivamente a casa per imparare a lavorare in post produzione sui dettagli degli scatti e sui contrasti che sicuramente non mancheranno.
Manca poco ormai al risveglio di Madre Natura.
Geolocalizzazione: 44°46’12.306″ N 7°5’51.09″ E
Obiettivo: 100 mm. su 24-120 mm.
Tempo: 15″
Diaframma: f/22
ISO: 100
