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La pazienza non è la virtù dei forti. É la virtù dei fotografi.
Mai demoralizzarsi, ma perseverare sempre.
Domenica 21 giugno 2020. Io e le mie due compagne Tristezza e Solitudine ci svegliamo tardi e molto svogliati. Che noia. Che fare per passare la domenica?
Ci consultiamo rapidamente e decidiamo in perfetto accordo di andare a fare qualche foto al Lago di Malciaussia relativamente vicino a Torino e decisamente carino. Ormai è tarda mattinata e partiamo sotto il sole di una splendida giornata estiva.
Arrivati all’ultima borgata prima della salita finale che porta al lago troviamo una pattuglia dei Carabinieri che sbarra la strada; Quale sarà il problema? La strada è chiusa perché al lago è arrivata troppa gente e non c’è assolutamente posto per parcheggiare. Cribbio in tre non ci avevamo pensato. Che fare? Semplice: fermarsi nella borgata a mangiare un buon piatto di polenta. Offro io.
Due ore dopo (attesa infinita causa troppi clienti) la strada è riaperta e in un attimo arriviamo a destinazione, ma è una follia. Ovunque persone accalcate lungo le sponde del lago peggio che Rimini a ferragosto e allora, dopo aver parcheggiato, mi incammino verso la borgata a monte dove mi fermo a fare una piacevolissima chiacchierata con un abitante. Ma ovviamente di fotografare neanche a parlarne.
A metà pomeriggio però arriva un alleato duro e puro a darmi una mano: un vento fortissimo e gelido che spazza violento la superficie dell’acqua. É fatta, in poco più di mezz’ora il lago è deserto. Wow, ci siamo.
Ma c’è ancora un problema, a quell’ora la luce non è certamente bella e allora non rimane che una cosa da fare: aspettare in macchina visto il gran freddo. Non cinque minuti, ma circa un paio di ore, ma per quanto lunghe ne varrà la pena.
Al tramonto il vento cessa improvvisamente, l’acqua diventa uno specchio perfetto e dopo essere entrati nell’ora blu si accendono le poche luci delle borgata e di una baita vicino a me.
Addirittura nel cielo compare una piccola nuvola e sulla montagna la luce di alcuni escursionisti che scendono lungo il sentiero.
Io con il mio cavalletto e la macchina foto sono l’unico a godermi un simile dono che mi è stato fatto.
Me ne rendo conto e resto quasi senza fiato.
Durante il viaggio di ritorno io e Solitudine eravamo felici di questa incredibile esperienza.
Tristezza, dal momento del piatto di polenta, non si è più fatta vedere. Mah.
Geolocalizzazione: 45°45’40.7303″ N 6°59’15.9608″ E
Obiettivo: 12 mm. su 12-24 mm.
Tempo: 75″
Diaframma: f/7,1
ISO: 100

L'ora blu permette scatti molto diversi da quelli usuali. Soprattutto quando il vento forte e il mare mosso giocano a rincorrersi.
Mai arrendersi, anche quando si è stanchi. In quel momento potrebbe arrivare la scatto da ricordare a lungo.
Étretat è una cittadina bellissima, cinta su due lati da scogliere alte quanto spettacolari e quindi interessanti per un fotografo. Anche parecchi minuti dopo che il sole è tramontato.
La prima tappa del mio viaggio in Normandia è stata questa piccola città ed è stato facile perdermi a girovagare per l’intero giorno sulla sommità delle sue scogliere dalle quali si gode di una vista davvero incredibile.
Poi nel pomeriggio ho visitato la parte abitata e infine, ormai stanco, mi sono dedicato alla sua spiaggia.
Il tramonto era già iniziato e mi sono seduto ad ammirare il vento e il mare che stavano rapidamente montando da Nord Est.
Solo quando ormai il sole era calato da tempo mi sono accorto dello spettacolo offerto dalla Falaise d’Amont.
Infatti il mare oltre la scogliera frangeva impetuoso, mentre a ridosso pur rimanendo sferzato dal vento, le onde erano molto basse e quindi il contrasto notevole.
Ero davvero stanco, ma ho rimontato il cavalletto e con gli ISO al minimo ho giocato con il tempo di scatto molto lungo.
Ho così ottenuto questa foto alla quale sono molto affezionato. A quel punto ho risposto l’attrezzatura con il cuore felice.
Geolocalizzazione: 49°42’34.9507″ N 0°12’12.5731″ E
Obiettivo: 300 mm. su 70-300 mm.
Tempo: 41″
Diaframma: f/9
ISO: 100

Programmazione e pazienza dovrebbero essere tra le principali caratteristiche di un fotografo naturalista.
Ma qualsiasi regola vive anche di fortunate eccezioni.
La possibilità di un buono scatto è quasi sempre legata a un buon lavoro di programmazione e di pianificazione. Ma non sempre bastano.
La scelta del luogo (dopo una prima uscita di scoperta), la scelta dell’ora o del periodo con le opportune preziose app, la scelta della composizione e ultimo ma non ultimo, la scelta dei parametri di scatto in talune tipologia di fotografia sono fondamentali.
Ma per gli apprendisti stregoni come me, in tantissime occasioni il caso è un frutto dolcissimo da cogliere al volo quando si presenta.
Peraltro per puro caso, ho scoperto che dopo una giornata di scatti mi piace moltissimo rientrare verso la macchina quando ormai è buio. Il bosco assume colori e rumori inimmaginabili e la fantasia corre verso pensieri propri di un’età ormai molto lontana.
Al buio però le occasioni di scatto sono drasticamente ridotte rispetto al giorno. Ma… mai dire mai.
Lo scorso dicembre a fine giornata, stavo godendomi il rumore dei miei passi nella neve del fondovalle in totale solitudine negli ultimissimi momenti dell’ora blu, quando dopo una svolta mi sono trovato davanti a questo scorcio. Avevo ormai molto freddo, ma ho nuovamente montato la macchina foto sul cavalletto e mentre preparavo lo scatto pensavo al contrasto tra il gelo della notte e il calore delle case dall’altra parte della strada. La luce, come sempre, dettava le sue folli e affascianti regole del gioco.
Magia di una borgata di montagna in una notte invernale.
Geolocalizzazione: 45°34’40.897″ N 7°20’3.163″ E
Obiettivo: 24 mm. su 24-120 mm.
Tempo: 30″
Diaframma: f/8
ISO: 200
